2003/2004 4^ ed.

2003/2004

Premio Valcellina, Concorso Internazionale d’Arte Tessile, 4^ edizione

Concorso rivolto a tutti i giovani artisti tessili di età inferiore ai 35 anni

Valcellina Award, International Textile and Fiber Art Competition, 4th edition

Competition open to all young fiber artists under 35 years of age


Chiusura del bando 30 novembre 2003

Artisti 86 partecipanti, 41 selezionati ammessi al concorso

Inaugurazione e cerimonia di premiazione 24 aprile 2004, Museo CO.RI.CA.MA., Maniago PN

Durata dell’esposizione dal 25 aprile al 30 maggio 2004

Mostra collaterale

Trame Sonore: Tessuti da Vedere e da Ascoltare, video installazione ideata e realizzata dall’Associazione Socioculturale Monte Virginio e dalla BB records, con opere degli artisti: Teodolinda Caorlin, Wanda Casaril, Marianna de Leoni, Roberto Mannino, Gina Morandini, Luigi Malas de Bois, Lydia Predominato e Franca Sonnino, Museo CO.RI.CA.MA., Maniago

Deadline for participation 30 November 2003

Artists 86 participants, 41 selected and admitted to the competition

Inauguration and award cermony 24 April 2004, CO.RI.CA.MA. Museum, Maniago PN

Exposition period from 25th April to 30th May 2004

Collateral exhibition

Trame sonore: tessuti da vedere e da ascoltare (Resonant wefts: fabrics to look at and listen to), video installations conceived and produced by Monte Virginio Sociocultural Association and BB records, with works by the artists: Teodolinda Caorlin, Wanda Casaril, Marianna de Leoni, Roberto Mannino, Gina Morandini, Luigi Malas de Bois, Lydia Predominato and Franca Sonnino, CO.RI.CA.MA. Museum, Maniago

 

 


Giuria / Jury

Angelo Bertani – Critico d’arte e Direttore artistico dell’evento HICETNUNC / Art critic and Artistic director of the event HICETNUNC

Alessandra Fanelli – Giornalista e deputy editor della rivista internazionale di design MODO / Journalist and deputy-editor of the international design magazine MODO

Renate Maak – Artista tessile e curatrice dei Simposi Internazionali di Fiber Art di Graz (Austria) / Fiber artist and Curator of International Fiber Art Symposium, Graz (Austria)

Lydia Predominato – Artista tessile e docente all’Accademia di Moda Koefia di Roma / Fiber artist and professor at Koefia International Fashion Academy, Rome

Mimmo Totaro – Architetto, Artista tessile e Curatore del Miniartextil di Como / Architect, Fiber artist and Curator of Miniartextil, Como (Italy)

Gina Morandini – Artista tessile e Curatrice del Premio Valcellina / Fiber artist and Valcellina Award Curator


Artisti selezionati, opere e premi assegnati

Selected artists, works and prizes awarded

PRIMO PREMIO / FIRST PRIZE

Eva Holubíková (Slovacchia / Slovakia) Bagno divertente / Fun bath

SECONDO PREMIO EX AEQUO/ SECOND PRIZE EX AEQUO

Anna Pieta (Polonia / Poland) Senza titolo / Without title

Yeasun Shin (Corea del Sud / South Korea) Eutrofizzazione / Eutrophication

TERZO PREMIO / THIRD PRIZE

Ettore Tomas (Italia / Italy) Lamortelavita / Deathlife

PREMIO SPECIALE / SPECIAL PRIZE FRIULI VENEZIA GIULIA

Elisa Dreossi (Italia / Italy) Specchi dell’anima / Mirrors of the soul

MENZIONE SPECIALE / SPECIAL MENTION

Mela Boev (Italia / Italy) L’anima (Piccole paure) / Soul (Petty fears)

Jennifer Jeon (USA / USA) Viaggio personale, 1999 (un anno dopo) / Personal journey, 1999 (one year later)

Giuseppe Scala (Italia / Italy) Signora X / Madame X

Anne Storgard Petersen (Danimarca / Denmark) Panini aperti / Open sandwiches

Anna Rubin (Austria / Austia) Il tuo recinto / Your fance

Sedef Acar (Turchia / Turkey) Genesi / Genesis

Maria Antonietta Arnal Parada (Venezuela / Venezuela) Senza titolo / Without title

Palmaletizia Barbato (Italia / Italy) Macina… RE / Grinder… KING

Margherita Carraio (Italia / Italy) Salomè / Salomè

Victoria Carruthers (Regno Unito / United Kingdom) Flusso di fili / Flossed

Sarah Corona (Germania / Germany) Le ombre della vita / The shadows of life

Elisa Costella (Italia / Italy) Accorpamenti / Grouping together

Valerio Cravero (Italia / Italy) Livello zero / Ground Zero

Cristiana Di Nardo (Italia / Italy) Mi sono sentita natura / I felt green

Maria Antonietta Frisenda (Italia / Italy) Lacerazione / Laceration

Bean Gilsdorf (USA / USA) Mareada / Mareada

Ainsley Hillard (Regno Unito / United Kingdom) Scioglimento inconscio / Unravelling unconcious

Filo Filò (Italia / Italy) Le tessere feltrate / Felt tesserae

Emma Johnstone (Regno Unito / United Kingdom) Percorso a meandro / Meandering

Sunna Kangas (Finlandia / Finland) Io sono vero? / I am, am I?

Anna Krasowska (Polonia / Poland) Il mio paesaggio / My landscape

Jane Lavery (Regno Unito / United Kingdom) Elenchi 1 / List 1

Marta Anna Licwinko (Polonia / Poland) Trasformazione / Trasformation

Ingvill Maus (Norvegia / Norway) Cuba, decadenza e nostalgia / Cuba, decay and nostalgia

Francesca Messina (Italia / Italy) Legami / Ties

Lucia Pagliucca (Italia / Italy) Oltre lo sguardo dell’uomo / Beyound man’s sight

Krisztina Pogány (Ungheria / Hungary) Il vestito / The dress

Nadia Puricelli (Italia / Italy) Tessitura ruggente / Roaring weaving

Alessandra Ruo (Italia / Italy) Crisalide / Chrysalis

Victoria Smith (Regno Unito / United Kingdom) Eredità / Inheritance

Tomasz Szades (Germania / Germany) In costruzione / Under construction

Valentina Ştefánescu (Romania / Romania) Infiorescenza / Inflorescence

Vi Thang (Australia / Australia) Coda – Che storia stai ascoltando? / Queue – Wich story are you hearing?

Claudia Valenti (Italia / Italy) Promessa d’infanzia / Childhood promise

Lucia Vedovi (Italia / Italy) Sudarium [Sudario] 2K / Sudarium 2K

Anna Yepremyan (USA / USA) Manoscritto con punti arancio / Manuscript with orange dots


Saggio critico / Critical essay

Da Penelope ad Arianna. La Fiber Art come sfida al labirinto di Angelo Bertani, giuria Premio Valcellina 3^ edizione

Se è vero che il mito è uno dei modi di dare senso al reale, si potrebbe dire che in passato la figura di Penelope ben si prestava ad essere assunta a simbolo di tutte le arti tessili, se non altro per sua eroica perseveranza nell’ordire l’inganno senza fine che teneva lontani i pretendenti, lei comunque fedele nell’attesa del ritorno di Odisseo, il suo altrettanto eroico marito. Ma come non vedere in quella strategia e in ogni altra tenace costruzione della trama e dell’ordito la volontà, magari ben dissimulata da gesto quotidiano, di contrapporre la sicurezza all’insicurezza, l’ordine alla casualità, il kósmos al cháos. Infatti le coordinate tessili sono interpretabili come le più evidenti rappresentazioni metaforiche dell’esistenza quale ricerca di stabilità, di certezze e di valori condivisi.

Proprio per questo la figura omerica di Penelope poteva pure significare la ferma convinzione che le tradizionali coordinate dell’agire umano valevano come difesa nei confronti di tutto ciò che minacciava un equilibrio e un significato esistenziale faticosamente raggiunti. Del resto, in passato, la cadenza e la ritualità del gesto finivano con l’inserire tra la traina e l’ordito una concezione rassicurante del tempo come durata che si ergeva a difesa contro ogni pericolo che potesse provenire dal destino o dal caso.

Tuttavia l’uomo contemporaneo non gode più di queste sicurezze e di queste difese. La realtà, da ordinata qual era secondo il cardo e il decumano di visioni del mondo ritenute immutabili, si è ormai trasformata in un labirinto che ciascuno di noi è chiamato a percorrere al fine di trovare una propria verità, sia pure fragile e contingente. E se la trama e l’ordito della nostra esistenza non possono essere certi e lineari, dobbiamo allora assumere consapevolezza che il nostro viaggio deve percorrere altre vie, certo più tortuose e difficili, in cui il rischio di disorientarsi e perdersi diviene maggiore. Ecco allora che il mito più pertinente alla realtà odierna, specie nel campo artistico, non è tanto quello che fa riferimento alla paziente tenacia di Penelope quanto piuttosto all’astuzia appassionata di Arianna che ha permesso a Teseo di uccidere il Minotauro e di uscire vittorioso dal labirinto. Giovarsi oggi del filo di Arianna vuol dire essere in grado di orientarsi nell’ambito di una realtà sempre più articolata e complessa nei riguardi della quale non possono valere i soli strumenti tradizionali. Allo stesso modo nell’arte, dove non esistono più i generi, e le tecniche non valgono per se stesse ma in rapporto allo scopo comunicativo che ci si prefigge, sfidare il labirinto significa anche entrare in una condizione di esplorazione che è di volta in volta ricerca di senso attraverso la sperimentazione e la conquista di forme diverse.

In fondo, proprio questo insieme di considerazioni ha guidato la giuria nella selezione delle opere ammesse alla quarta edizione del Premio Valcellina, la prima internazionale, dedicato all’Arte Tessile. Infatti quest’anno si è ritenuto di dover segnalare in particolar modo non tanto o non solo la fedeltà alle tecniche tradizionali quanto un’interpretazione allargata, flessibile e duttile della Fiber Art. Naturalmente non si è caduti nell’ingenuità di premiare la stravaganza fine a se stessa, così come non ci si è mantenuti a tutti i costi ancorati a parametri di tipo accademico o tradizionale. Si è voluto invece esplorare proprio la zona limite che distingue e al tempo stesso non distingue la Fiber Art da altre forme d’arte. A fare da guida alla giuria è stato il filo di Arianna della qualità e della significanza delle opere in rapporto all’oggi, alla sensibilità e alla problematicità contemporanee. Con ciò non si è voluto davvero rinnegare il passato, la sapienza costruttiva tradizionale e cadere nell’indistinto per qualche velleità banalmente modaiola. Piuttosto si è inteso ribadire una scelta culturale che apre nuove prospettive invece di favorire una chiusura difensiva, che invita al confronto invece di coltivare il preconcetto nei riguardi di ogni possibile contaminazione. Certo, nel percorrere il labirinto delle forme artistiche contemporanee il Premio Valcellina ha imboccato una strada innovativa e per questo non facile e garantita: la Fiber Art dovrà saper recepire in nuovo senza però perdere una propria specificità, sia pure nella consapevolezza che ogni identità non è data una volta per tutte. Ma se non ci fosse nulla da esplorare non ci sarebbe neppure la necessità dell’esplorazione: e dunque è sempre meglio muoversi in un labirinto vitale che celebrare inutilmente un cumulo di polvere.

From Penelope to Ariadne, Fiber Art as a challenge to the labyrinth by Angelo Bertani, critic and art historian, jury member of Valcellina Award 4th edition

lf it is true that myth is one of the ways of making sense out of reality, it may be said that,

in the past, the figure of Penelope could well be taken as a symbol of all the textile arts, if for nothing else than her heroic perseverance in ordaining the endless ruse that kept her suitors at a distance while she faithfully awaited the retum of Odysseus, her equally heroic husband. But how can one help seeing, in that strategy and in every other tenacious construction of weft and warp, the will, even if well-dissembled as an everyday gesture, to set certainty against uncertainty, order against chance, kósmos against cháos. The coordinates of textiles may, in fact, be interpreted as the most obvious metaphorical representations of existence perceived as the quest for stability, certainty and shared

values. It is precisely for this reason that Homer’s Penelope could also signify the firm conviction that the traditional coordinates of human behaviour served as a defence against anything that threatened the equilibrium and existential significance that had been so dearly achieved. On the other hand, in the past, the cadence and rituality of the movements involved had ultimately collocated between the weft and warp a reassuring concept of time as duration, a safeguard against any danger that might come from fate or chance.

Contemporary man, however, no longer enjoys these certainties and these defences. Reality, once tidy and regular, in accordance with the Cardo and Decumanus of visions of the world held to be immutable, has long since transformed into a labyrinth that each of us must traverse in order to find a truth of his or her own, however fragile and contingent. And if the weft and warp of our existence cannot be certain and linear, we must then be aware that our journey will have to follow other paths, undoubtedly more tortuous and difficult, in which the risk of losing one’s bearings and one’s way becomes greater. The myth most pertinent to the reality of our times, especially in the field of art, is therefore not the one referred to Penelope’s patient tenacity, but, instead, to the passionate astuteness of Ariadne, which enabled Theseus to kill the Minotaur and emerge victorious from

the labyrinth. Making use of Ariadne’s thread today means being able to orientate oneself in an increasingly articulated, complex reality, in dealing with which the traditional tools alone are no longer valid. ln the same way, in the field of art, where genres no longer exist and technique has no intrinsic value but is strictly related to the communicative purpose it is pursuing, challenging the labyrinth also means entering into an exploratory mode that is, time and again, the pursuit of significance by means of experimentation and the attainment of different forms.

In the end, it was this very set of reflections that guided the jury in selecting the works accepted for the fourth, and first Valcellina Award textile art exhibition. This year, in fact, a particular need was felt not to highlight, intensively and exclusively, continuity in the traditional techniques but to provide an extensive, flexible, adaptable interpretation of Fiber Art, obviously withhout committing the naivety of celebrating extravagance for itself alone, just as, on the other hand, there was no determination to remain anchored at all costs to academic or traditional parameters.

There was, instead, a desire to explore the boundaries distinguishing and simultaneously not distinguishing Fiber Art from the other forms. The thread which guided the jury through its task was the quality and significance of the works in relation to today, to contemporary sensitivity and uncertainty. There was, in this, no wish to repudiate the past, the traditional constructive mastery, in favor of a leap into the indistinct, out of some banally faddish vagary. The intention was rather to confirm a cultural choice revealing new perspectives instead of favouring a defensive closure; one that opens itself to comparison instead of habouring preconeptions against any possibility of contamination. In negotiating the labyrinth of contemporary art forms, the Valccellina Award has most certainly followed an innovative path, one that, for this reason, is not easy or guaranteed: Fiber Art will have to be able to assimilate the new without losing its specificity, in the awareness that no identy is assigned once and for all. But were there nothing to explore, there would be no need for exploration: and it is therefore always better to make one’s way inside a vital labyrinth than uselessly sing the praises of a heap of dust.

 

 

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