«O Simon mago, o miseri seguaci
che le cose di Dio, che di bontate
deon essere spose, e voi rapaci
per oro e per argento avolterate,
or convien che per voi suoni la tromba,
però che ne la terza bolgia state.»
(Dante, Inferno, Canto XIX)
Per commemorare il 700° anniversario della morte di Dante Alighieri, ricordiamo l’installazione di Gina Morandini ideata e realizzata in collaborazione con Silvia Braida, in occasione dell’evento Lucifer – E quindi, uscimmo a riveder le stelle, realizzata nel 2015 a cura del Centro Friulano Arti Plastiche di Martignacco UD.
L’evento, un’autentica riflessione contemporanea dell’opera dantesca, ha visto la reinterpretazione dei Canti dell’Inferno attraverso 34 opere artistiche o installazioni statiche stanziali, unite ad eventi collaterali. Un percorso fisico e insieme narrativo che si è snodato sulle pendici del Colle di San Daniele UD, partendo da parchi e giardini privati fino a contaminare il verde e lo spazio pubblici.
Gina Morandini e Silvia Braida
Simonia: sempre attuale?
2015
Plastica, carta, ovatta sintetica, tessuto microfibra, ferro
Tecnica personale
Installazione site specific di circa 10 mq.
Descrizione tecnica: L’installazione era composta da 24 elementi, 12 coppie di gambe cucite e imbottite con carta e ovatta sintetica, rivestite con calze in micro-fibra di colore rosso, sostenute mediante paletti in ferro fissati al terreno e ricoperti alla base con materiale naturale di riporto e paglia, coprendo una superficie in piano di circa 10 mq. All’estremità dei piedi sono state fissate delle lingue rosse in materiale plastico a simulare le fiamme.
Concept: Il tema centrale dell’installazione è stata la pena del contrappasso. Le 24 gambe guizzanti per le fiamme che bruciano i piedi, simulavano corpi con la testa e il tronco sepolti nella terra. L’opera ha voluto rappresentare la pena del contrappasso pensata da Dante per i peccatori di simonia ovvero gli uomini di Chiesa che commettevano peccato commerciando beni sacri e di importanza spirituale, riducendo l’istituzione ecclesiastica, nata dal martirio degli Apostoli, ad uno strumento di potere temporale e di ricchezza. Lo spirito di luce e di santità che avrebbe dovuto illuminare le loro teste, nella messa in scena appariva come strumento di tortura sfiorando con fiammelle le piante dei piedi.
Il concetto espresso attraverso l’opera, spinge a riflettere su temi sempre attuali. Lo spirito di compassione che dovrebbe animare i rapporti fra le persone è sepolto in fondo a l’animo umano e l’uomo brucia il suo potenziale divino in rapporti di convenienza. La visibilità individuale si annulla rendendo i simoniaci tutti riconoscibili solo nella colpa. L’installazione ha ripreso il canto XIX versi 21-27.
In queste immagini di Antonella Oliana si possono ammirare le fasi di allestimento e l’installazione ubicata su di un prato di San Daniele UD.
In questo video un breve momento della presentazione a cura del Centro Friulano Arti Plastiche.