Cara Gina oggi ho pensato a quel caldo luglio del 2010. A quando ci incontrammo a Bologna per rientrare con Lydia Predominato nella mia casa in collina. Era arrivata con te dal Friuli per raggiungere Cassano, sull’Appennino forlivese. Catherine Vanden Broecke era invece appena rientrata a Tournai, non potendosi trattenere sino al vostro arrivo. Sarebbe stato bello trascorrere altri giorni tutte insieme.
Quella postazione in collina sarebbe stata utile per raggiungere Gambettola i giorni seguenti.
Stavo organizzando Tessile contemporaneo. Continuità e contaminazioni, una mostra a Fabbrica, l’ex cementificio S.I.C.L.I, uno spazio molto suggestivo di Angelo Grassi, per il quale stavo curando un progetto con gli studenti dei corsi da me tenuti all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Volevo coinvolgerli in un percorso finalizzato ad una mostra con alcune artiste che avessero alle spalle una ricerca consolidata. Oltre a te, avevo invitato Iraxe Larrea e Lydia Predominato. Chiedevo a voi di relazionarvi con il luogo, i suoi abitanti e con le/i giovani artiste/i in formazione a Bologna, per ritrovare nel vostro agire interrelazioni col patrimonio storico di Fabbrica e con il contesto sociale di quel territorio, pensando che il suo patrimonio ambientale avesse modellato il paese e potesse suggerirci il processo culturale da percorrere.
Di te mi impressionò il passo veloce in salita, che costringeva me e Lydia a seguirti con un lieve affanno. In salita non ti risparmiavi, potevi parlare e al contempo camminare a passo svelto.
All’inizio di luglio raggiungemmo (quasi) il castagneto di Valpiana sulle colline di Portico di Romagna, raccontandoci desideri e sogni, così come quello di poter percorrere la strada di crinale e raggiungere Firenze. Pura fantasia che ci piaceva sollecitare in quel momento. Al mattino tu e Lydia vi alzavate per prime e al mio risveglio avevate già fatto una passeggiata intorno alle pertinenze di Cassano. Il primo giorno ricordo che Lydia aprendo la porta di casa si trovò davanti ad una lunga biscia scura, di cui mi raccontò a colazione, mentre io nella stagione opportuna ne avevo solo riconosciuto la muta, mai ci eravamo trovate a tu per tu!
Al pomeriggio, sullo sdraio scrutavamo il melo, che ora non appartiene più a quel paesaggio, ed il profilo delle colline all’orizzonte che si dispiegano sul lato nord/ovest della casa. Ogni giorno ci si stendeva per un riposino pomeridiano, ma la voglia di parlarci aveva sempre il sopravvento e lì nel torpore del dopo pranzo, all’ombra dei due gelsi secolari, ho ricevuto le confidenze più care che porto sempre con me.
I tanti progetti che ci hanno viste insieme agli studenti dell’Accademia di Bologna, e con te tutte le persone che negli anni hanno fatto sì che il Valcellina Award fosse una realtà internazionale, sono sullo sfondo. E se voglio ricordarti, ti ricordo così: in salita sorridente verso il castagneto.